Ebbene sì. Il sentimento provato dai sospetti untori, di manzoniana memoria, almeno una volta nella vita l'abbiamo sentito tutti. In colpa ad esempio per aver trasmesso un raffreddore al compagno, al proprio figlio, ai genitori è un luogo comune, tutti, almeno una volta nel corso della nostra vita l'abbiamo provato. Quando però cambiano le caratteristiche del virus e, dal semplice raffreddore si sostituisce il virus Covid, allora si aggrava, a livello personale, questo sentire avverso, descritto prima. Diventare “untori” perché da ieri ad oggi il colore della tua zona è cambiato! Pensare se nascondere ai più da dove vieni, dove vivi, chi frequenti o dirlo senza problema…Nasce nel proprio intimo questa lotta benefica se preservare gli altri vuol dire isolarsi solo perché la tua zona ora è in fascia rossa, o continuare a vivere, nel rispetto degli altri. Il dilemma persiste mentre si ascolta in televisione, il politico di turno che elenca tutte le misure che si devono ottemperare affinché si rispettino i parametri e si salvaguardino gli abitanti. Questo stato d'animo d'allerta ormai però non è nuovo. Siamo abituati al continuo valzer di colori e, di conseguenza al valzer di umori: dal sollievo per l'obiettivo raggiunto, alla paura che ci strugge il cuore. Il salvaguardare l'altro è un dovere di ogni cittadino che abbia a cuore il bene comune, quel bene che è tutelato dalla nostra Costituzione. La mascherina, le distanze, l'igiene delle mani sono tutti preziosi strumenti per rispettare l'equazione bene degli altri uguale bene pubblico.
Ma se rileggiamo bene i Capitoli 31 e 32 dei Promessi Sposi scopriamo che gli untori nella fantasia popolare diffondevano la peste consapevolmente e a pagamento. I due capitoli sono un'acuta analisi di Manzoni contro la “credulità di quello che i poeti chiamano volgo profano…insomma delle masse.” Quindi l'invenzione manzoniana degli untori nasconde come l'eccessiva emotività prevalga sulla ragione. “Il povero senno umano cozzava con i fantasmi creati da sé” scrive Manzoni e aggiunge: “Parlare è più facile che pensare”. “Alcuni infelici si convinceranno di essere untori e nel delirio della malattia ripetevano il gesto dell'ungere di cui avevano piena la testa”.
Non possiamo che ringraziare il conte Manzoni e, riscoprire come tanto piaceva proprio a lui, che l'uso della Ragione è guida ai nostri atti, dimenticando così paure e colpe solo per il colore di una zona!
(Foto di copertina e nella gallery di Francesco Premoli)